Giovedì 19 aprile terzo appuntamento “Modelli di sanzione a confronto”, nell’ambito degli incontri settimanali del percorso culturale “Punire, Rieducare, Ripartire? Riflessioni sulla sanzione penale oggi in Trentino”. Il ciclo di conferenze fa parte del progetto biennale “Liberi Da Dentro”, che mira a diffondere sul territorio una conoscenza reale del mondo del carcere, delle pene e del loro effetto sulle persone. La sede dell’incontro sarà la Fondazione Franco Demarchi a Trento, in piazza S.M. Maggiore, n.7.

Antonia Menghini, garante dei detenuti della Provincia Autonoma di Trento e docente di diritto peniteziario all’Università di Trento, racconterà cosa sono le misure alternative e quale significato hanno nell’ordinamento penitenziario e per l’attuazione della Costituzione; Katia Sartori, Direttrice UEPE Bolzano, introdurrà poi  le misure alternative in Trentino Alto Adige e il ruolo dell’UEPE. A seguire, la testimonianza di Ricardo.

Anche questa volta, saranno offerti ai partecipanti alcuni assaggi dei prodotti dell’Economia Carceraria Italiana, commercializzati a Trento da Mandacarù. Sarà allestita inoltre un’esposizione dei prodotti della Cooperativa Sociale La Sfera.

NEL SECONDO INCONTRO….

L’incontro precedente, “La scuola e il lavoro come strumenti di rieducazione”, con Gloria Cannone e Amedeo Savoia, si è aperto con l’incredibile testimonianza di Daniel, dal Biafra,

In fuga dai militanti Massob, per i quali era diventato un traditore, Daniel ha deciso di “attraversare il deserto, per evitare di partecipare al massacro” che avrebbe dovuto compiere, ritrovandosi poi clandestino in Italia, con tutto ciò che spesso ne consegue. L’esperienza del carcere, oltre ad avergli paradossalmente permesso di riprendere gli studi che, suo malgrado, da bambino era stato costretto ad abbandonare, gli ha permesso di capire il significato di libertà: “Prima pensavo fosse avere soldi in tasca per poter comprare ciò che volevo, invece libertà significa poter gestire il tuo futuro in un mondo migliore, senza vivere con paura, come quando spacciavo”.

Amedeo Savoia, che è stato insegnante di Daniel nel carcere di Trento, ha introdotto poi, supportato dagli articoli della Costituzione Italiana e dalla sua pluriennale esperienza, le possibilità che il carcere offre dal punto di vista dell’istruzione, che è – e deve essere – lo strumento cardine per il recupero e lo sviluppo delle competenze idonee alla partecipazione alla vita sociale (art. 34 Costituzione).
Come si insegna in carcere? È necessario tenere a mente, ci dice Amedeo, che “la persona non è il suo reato. E questo non significa dimenticare le vittime, ma spostare il fuoco sulla persona. Bisogna aprirsi alla relazione e personalizzare gli interventi”.

Gloria Cannone infine ha condiviso i dati raccolti nell’ambito del suo studio di ricerca sull’impatto del lavoro nella dimensione del carcere. La parte di analisi qualitativa ha mostrato come le ricadute emotive del lavoro in carcere siano degne di nota: è emersa infatti una correlazione positiva tra il tempo trascorso nelle cooperative di inserimento lavorativo e lo stato d’animo della persona, che vede un incremento di ottimismo e di interessi. La crescita conseguente all’attività lavorativa intracarceraria riguarda infatti sia l’aspetto professionale che personale. Il tasso di interesse riscontrato nel voler commettere recidive una volta fuori è al minimo.

A conclusione dell’incontro, alle molte domande poste dai partecipanti, insieme ai relatori ha aiutato a rispondere Domenico Zalla, presidente della cooperativa sociale “Venature”.

Per dare un “assaggio” del lavoro all’interno del carcere, sono stati offerti degli ottimi prodotti dell’Economia Carceraria Italiana, commercializzati da Mandacarù, oppure acquistabili direttamente dal sito delle cooperative di inserimento lavorativo.