Dal Settimanale “Vita Trentina”                                             di Vittorio Cristelli

C’è un distico nell’atto penitenziale all’inizio della messa in cui si confessa di “aver molto peccato in pensieri, parole, opere ed omissioni”. Ed è sulle omissioni che voglio soffermarmi, commentando il Meeting di Comunione e Liberazione celebrato a Rimini la settimana scorsa. Si può far del male con i pensieri, le parole e le opere, ma anche con il non pensare, non parlare, non operare. Spesso anzi sono proprio le omissioni che con il loro silenzio urlano e rivelano il modo effettivo di pensare, di dire e di agire. Un mio vecchio professore così commentava le risposte lacunose: “Queste lacune mi rivelano un mondo”.

C’è un distico nell’atto penitenziale all’inizio della messa in cui si confessa di “aver molto peccato in pensieri, parole, opere ed omissioni”. Ed è sulle omissioni che voglio soffermarmi, commentando il Meeting di Comunione e Liberazione celebrato a Rimini la settimana scorsa.

Si può far del male con i pensieri, le parole e le opere, ma anche con il non pensare, non parlare, non operare. Spesso anzi sono proprio le omissioni che con il loro silenzio urlano e rivelano il modo effettivo di pensare, di dire e di agire. Un mio vecchio professore così commentava le risposte lacunose: “Queste lacune mi rivelano un mondo”.

Al Meeting di Rimini è stato invitato e ha parlato Marchionne, l’amministratore delegato della Fiat che ha illustrato il suo piano di rilancio della casa torinese nell’era della globalizzazione. Un piano che prevede delocalizzazioni, nuove impostazioni del lavoro in fabbrica, nuovi rapporti con i sindacati, e nuovo sistema di orari e di ferie. Ma ha omesso di dire – e l’assemblea di farglielo notare – che tutto questo non deve avvenire attraverso la negazione dei diritti dei lavoratori e del loro contratto collettivo nazionale. Eppure è stato applaudito.

A Rimini è stato invitato e ha parlato pure il ministro degli Interni, Maroni, intrattenendo sui suoi piani per la sicurezza. Ma ha omesso di dire – e l’assemblea di ricordarglielo – dove finiscono gli immigrati respinti in Libia. E pure che in Italia ci sarà più durezza che in Francia nell’espulsione non solo dei Rom, ma anche dei comunitari che “non abbiano un lavoro sicuro e un’abitazione decente”. Eppure è stato applaudito.

E’ stata poi la volta del ministro Alfano, che ha parlato della riforma della giustizia. Ma ha omesso di dire – e l’assemblea di farglielo notare – che ha in mente di riproporre il lodo che porta il suo nome, introducendo l’immunità e la non perseguibilità per le più alte cariche dello stato. Eppure è stato applaudito.

Non è finita. Perché ha parlato pure il ministro Tremonti, illustrando come ha già fatto nel suo libro diventato un best-seller, gli orizzonti dell’economia, della finanza e della politica. In questo contesto ha pure parlato dell’esigenza di austerità. Ma ha omesso di dire – e l’assemblea di farglielo notare – che i costi non devono essere pagati solo dai ceti più deboli. Eppure è stato applaudito.

Appunto i peccati di omissione. E non per casuale dimenticanza, ma voluti, se, come si è potuto vedere alla televisione, a domande precise su tutti questi argomenti i volontari ciellini rifiutavano di rispondere. Omissioni che rivelano un mondo. E non da oggi perché già al tempo degli invitati socialisti di Craxi i responsabili del Meeting dicevano: “Noi non guardiamo in faccia nessuno, basta che appoggino le nostre opere”.

Di queste omissioni se ne sono accorti in parecchi. Tanto per citarne alcuni, il direttore del Trentino, Alberto Faustini, ha parlato di “doppia morale” e di “sfacciata propensione a chiudere un occhio”. Gad Lerner ha parlato di “Chiesa privata” ed Eugenio Scalfari ha scritto che guardando al Meeting più che di comunità cristiana si deve parlare di “lobby”.

Generale il riconoscimento a Cl della capacità di mobilitare legioni di giovani. Ma è proprio ai giovani che si devono aprire gli occhi, non nascondendo loro le ambiguità e le responsabilità del potere. Per stare alla cronaca di questi giorni, nella critica al potere si è distinta Famiglia Cristiana, il settimanale della San Paolo, meritandosi la segnalazione come “isola della libertà e della schiettezza cristiana”. Per quanto riguarda la politica verso gli immigrati e i Rom è stata seguita da voci di vescovi e di cardinali e da quella dello stesso Papa Benedetto XVI.

Ebbene, il ciellino Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera, ha chiesto pubblicamente che venga vietata la vendita di Famiglia Cristiana alle porte delle chiese. Brutti tempi, quelli nei quali su argomenti che riguardano l’uomo e i più poveri tra gli uomini si preferisce omettere di parlare.